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La Resurrezione del Signore

La risurrezione di un crocifisso è opera dell’onnipotenza di Dio, della sua capacità massima di potenza: dare la vita alla morte, come lo è anche il dare la vita più piena, quella soprannaturale, alla morte più radicale che è quella del peccato.

La Risurrezione del Signore costituisce il tema centrale delle pagine del Vangelo che leggiamo sia nella Veglia Pasquale, sia nella Messa del giorno e durante la settimana di Pasqua. La Risurrezione del Signore avvenne in una silenziosa trascendenza. Gesù glorificato veniva comunicando ai discepoli, con squisita pedagogia, la verità della sua Risurrezione, che già prima era stata loro predetta. Gesù Risorto ci lasciò come «segno» iniziale il sepolcro vuoto, il cui significato verrà interpretato alle donne dall’Angelo: “cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È rissuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea»” (Mt 28, 5-7)

Non è stata la fede dei discepoli a creare la risurrezione del Maestro; è la risurrezione di Gesù quella che crea la fede dei discepoli. L’esperienza della fede divenne un imperativo di comunicazione. A partire da Maria Maddalena e le sue compagne (Gv 20, 17-18; Mt 28, 10), il privilegio di veder Gesù implica il dovere di annunciarlo agli altri. La fede è un dono divino da condividere; o viene trasmessa o viene perduta.

«La fede dei cristiani –afferma Sant’Agostino– è la risurrezione di Cristo». Gli Atti degli Apostoli la esprimono chiaramente: «poiché egli (Dio) ha stabilito un giorno nel quale dovrà giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti» (Atti 17, 31). Perché non era sufficiente la morte para dimostrare che Gesù era veramente il Figlio di Dio, il Messia sperato. La morte del Signore –dirà Benedetto XVI– dimostra l’incommensurabile amore con cui ci ha amato fino al sacrificio di sé stesso per noi; ma soltanto la sua risurrezione è «prova sicura», è certezza che ciò che afferma è vero, che ha un valore pure per noi, per tutti i tempi. La risurrezione mi rivela il senso della croce. Per questo motivo, ciò che predica San Paolo è la croce, il Cristo crocifisso. Cristo è l’amore crocifisso. E questo amore crocifisso sbocca nella risurrezione.

Dal giorno in cui si compì il sacrificio del Golgota, la strada da percorrere fino alla gloria celeste della risurrezione è la croce. Per ciò, caro fratello, non permettere a Satana di allontanarti dalla via che per mezzo della croce ti porta alla risurrezione.

In questa stessa chiave pasquale si svolge tutta la vita cristiana: partecipando alla Croce di Cristo partecipiamo alla sua Risurrezione gloriosa. Non esiste un’altra via così come non esiste una scuola di spiritualità veramente cattolica che non sia fondata su questo Mistero Pasquale. Senza prendere la nostra croce a imitazione del Cristo, vale a dire, senza perdere la propria vita come lo fece il Cristo, non possiamo seguire il Salvatore, non possiamo essere davvero cristiani (cf. Lc 9, 23-24). Senza spogliarci dal vecchio uomo in virtù della Passione di Cristo, non possiamo rivestirci dell’uomo nuovo in virtù della sua risurrezione (Ef. 4, 22-24). Invece, raggiungiamo per grazia la meraviglia di quella vita sopra umana, divina, celeste, prendendo la croce ed ammazzando in lei l’uomo vecchio, carnale e adamico.

È importante riaffermare questa verità fondamentale della nostra fede. L’indebolimento della fede nella Risurrezione di Gesù ha come conseguenza l’indebolire la testimonianza dei credenti. Se manca nella Chiesa la fede nella Risurrezione, tutto si paralizza, tutto crolla e l’incertezza e il timore finisce per inondare tutto, assolutamente tutto. Prove abbondante di questo c’è l’abbiamo nella crisi del “Covid 19” che abbiamo sperimentato durante questa quaresima. Invece, l’adesione di cuore e di mente a Cristo morto e risuscitato cambia la vita e illumina l’esistenza delle persona y della società. Esiste già un luogo per la speranza e l’eroismo cristiano rifiorisce.

Nel sepolcro vuoto di Gesù i desideri d’immortalità dell’uomo sono soddisfatti. La risurrezione, caro fratello, deve segnare con la croce la via dolorosa della tua vita.

«Se Cristo non è risorto, –diceva l’Apostolo San Paolo– vuota allora è la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1 Co 15,14). Ma, è risorto! Sì, Gesù è risorto, e per tanto è vivo, chi potrà mai staccarci da Lui? Chi potrà strapparci dal suo amore vincitore dell’odio e che ha sconfitto la morte?

La risurrezione di un crocifisso è opera dell’onnipotenza di Dio, della sua capacità massima di potenza: dare la vita alla morte, come lo è anche il dare la vita più piena, quella soprannaturale, alla morte più radicale che è quella del peccato.

Da questo giorno glorioso della Risurrezione in poi, la nostra morte non è più una morte eterna. La morte non è più proprietà nostra. La Risurrezione è la mano liberatrice di Dio.

Quanto sarà amabile Dio al vedere che la sua mano liberatrice del peccato e della morte è la Risurrezione!

La vita del seguace di Gesù non finisce nella morte, nel sepolcro pieno. La vita del seguace di Gesù non sfoca nel sepolcro vuoto della morte, ma  nel sepulcro pieno di risurrezione.

La Pasqua ci inonda di una gioia profonda manifestata nella instancabile ripetizione dell’Alleluia! La gioia della Risurrezione è una trasfigurazione dell’esistenza. È il calore di una fiamma divina, di una verità inestinguibile, fiamma ardente di amore nella profondità del nostro essere. Per questo motivo diceva Madre Teresa di Calcutta: “Non permettere che nessuno vi riempia di tristezza, fino al punto di farvi dimenticare la gioia di Gesù risorto”.

Questa è la nostra missione: vivere la fede nella risurrezione; trasmettere quella fede nella risurrezione. Questo è il più grande bene che possiamo fare al mondo odierno. Comunicare questo bene è un mestiere che va fatto al modo divino, facciamolo bene!

Per poter essere guidati nella conoscenza profonda del Cristo Risorto invochiamo ferventemente Maria Santissima. Come ha detto Papa Francesco: “A Lei, testimone silenziosa della morte e risurrezione di Gesù, chiediamo che ci introduca nella gioia pasquale”.

P. Daniel Zavala

Il P. Daniel è sacerdote della diocesi di Cuenca, Spagna. Attualmente vive nel Collegio Maria Mater Ecclesiae nella comunità dei sacerdoti studenti. Sta realizando il suo dottorato in diritto canonico nella Santa Croce, Roma.